Il Carso e l'uomo

La pietra è la protagonista indiscussa del paesaggio culturale carsico, dalla preistoria ai tempi moderni. È stata la pietra a permettere alle culture di erigere costruzioni in aree urbane e rurali dalla preistoria fino a quando il XX secolo ha lasciato il posto al cemento. Questa pratica secolare ha creato uno specifico paesaggio carsico composto da una rete di innumerevoli muri a secco e da una varietà di edifici in pietra – rifugi di pastori, case e villaggi, fortezze e castelli, chiese e cappelle. La stessa pietra è stata raccolta, tagliata, assemblata e utilizzata per scopi civili, militari e religiosi per generazioni.

Le tracce che troviamo ancora oggi sono la prova di una volontà e di una capacità ininterrotta di sfruttare questo materiale caratteristico del Carso: il calcare.

I castellieri
Le costruzioni più antiche del Carso sono gli insediamenti collinari noti come castellieri (in sloveno kaštelir, gradišče) risalenti all'età del Bronzo e del Ferro: piccoli villaggi costruiti sulle cime delle colline e fortificati a scopo difensivo. I muri erano costituiti da pietre sovrapposte, erette a secco, senza qualsiasi legante. Questi insediamenti erano circondati da uno o più muri concentrici di forma circolare o ellittica piuttosto massiccia, all'interno dei quali si sviluppava l'abitato, il cui perimetro solitamente poteva raggiungere il chilometro; castellieri più estesi erano relativamente più rari.

I castellieri erano generalmente situati su colline o in posizioni dominanti, secondo la configurazione naturale del terreno. Ne esistono centinaia, con forme e dimensioni diverse, in relazione all'età e alle caratteristiche morfologiche dei luoghi in cui sono stati costruiti. I castellieri, sorti inizialmente come insediamenti temporanei per i pastori, divennero poi insediamenti permanenti e rimasero tali per più di un millennio, dal XV al III secolo a.C. Persero la loro funzione residenziale con l'arrivo dei Romani, quando furono trasformati in presidi militari e in gran parte rovinati durante le conquiste. Sulla base del materiale archeologico rinvenuto nelle rovine, è stato possibile ricostruire le condizioni di vita, gli usi e i costumi delle comunità dell'area carsica dall'età del Ferro ai primi insediamenti romani. Con l'arrivo dei Romani furono introdotti nuovi modelli insediativi, con la creazione di centri commerciali, amministrativi e religiosi. I nuovi abitati vennero costruiti nelle pianure sottostanti i forti, nelle posizioni più favorevoli vicino ai terreni agricoli, dove nella maggior parte dei casi si trovano ancora oggi.

Nel tumultuoso periodo del tardo antico, quando in questi luoghi iniziarono a sgretolarsi le fondamenta dello Stato romano, il baricentro degli insediamenti si spostò nuovamente in luoghi più remoti e di difficile accesso. Alcuni insediamenti collinari furono fortificati nuovamente e utilizzati fino al declino del periodo antico, mentre altri sono sopravvissuti fino a oggi. Questo duplice modello, con insediamenti in pianura e in collina (ad esempio Štanjel), caratterizza il paesaggio culturale carsico fino ai giorni nostri. Nel Medioevo, sui siti delle precedenti fortificazioni, furono costruite rocche (tabor) e anche castelli.

Muri a secco e hiške
La pietra, già utilizzata nell'età del Bronzo per la costruzione di castellieri, veniva impiegata anche come materiale da costruzione per i muretti a secco: una tecnica che permetteva di bonificare i terreni agricoli, proteggere il suolo e le piante dal forte e freddo vento di bora, e allo stesso tempo di dividere le proprietà. I muretti sono diventati un elemento caratteristico del paesaggio dell'altopiano carsico, caratterizzato dalla scarsità sia d'acqua che di suolo; un terreno poco adatto alle attività agricole e utilizzato soprattutto per il pascolo.

All'esterno degli insediamenti, solitamente ai margini dei campi e accanto ai muretti a secco, si sono sviluppate particolari strutture, di solito a pianta circolare e con tetto in lastre di pietra calcarea. Queste sono chiamate hiške - casette e sono rifugi primitivi che venivano utilizzati dai pastori o dai contadini che lavoravano nei campi lontano dai villaggi. Nella quasi totalità dei casi si tratta di strutture architettoniche semplici, con un'unica stanza, costruiti da blocchi e lastre di calcare disponibili in natura. La hiška è costruita con lastre di pietra sovrapposte che, una volta raggiunta l'altezza desiderata, convergono verso il centro, formando una pseudo-cupola.

La casa carsica (kraška hiša) e i villaggi
Le case tradizionali sono di solito piccole abitazioni a una sola cellula, a volte con una cucina aggiuntiva, spesso separata (spahnjenca); oppure strutture leggermente più grandi con un secondo piano e una scala esterna, che di solito rappresentano la parte residenziale di un casale con un cortile murato (borjač). La casa carsica tradizionale è costruita con pietra grezza o semilavorata un tempo ricavata pure dalla pulizia dei campi e pascoli. La struttura portante del tetto è costruita con travi di legno di quercia, mentre la copertura era costituita in una prima fase da paglia, successivamente da lastre di pietra (škrle) e molto più tardi da tegole. Insieme alla calce e al legno, l'uso della pietra locale permetteva agli abitanti del Carso una completa autonomia nella costruzione delle loro case.

Nel corso del tempo, la forma dei villaggi è cambiata, mettendo in fila case e altri edifici. Si formarono così lunghe strade chiamate gase, caratteristiche degli insediamenti carsici del periodo medievale. In seguito, le case furono disposte intorno ai cortili (borjač), con alti muri di pietra e un passaggio con un portale di pietra (kaluna). Gli edifici dei villaggi si assomigliano per aspetto e dimensioni, e perfino l'architettura delle chiese o delle fortezze non differisce troppo da quella delle case. La pietra calcarea è il materiale predominante utilizzato per la costruzione di edifici manufatti. Tutto ciò che veniva scolpito per uso domestico era in pietra, come, ad esempio, i rivestimenti dei pozzi, le grondaie, i contenitori per il lardo, le mangiatoie per gli animali.

Quasi ogni villaggio del Carso ha la sua chiesa o almeno una cappella, e tutte costituiscono una parte importante dell'armonioso paesaggio carsico.

Cave
La tradizione delle cave e della lavorazione della pietra ornamentale (marmo in senso merceologico) nel Carso Classico è patrimonio storico e socio-culturale che ha radici antiche con testimonianze a partire dall’epoca romana; in generale le cave di pietra ornamentale del Friuli Venezia Giulia godono di disposti normativi speciali e la valenza storica di alcune cave del Carso Classico è già stata riconosciuta.
Se il momento storicamente più significativo fu durante l’Impero Asburgico con oltre 200 cave, ancora oggi diverse imprese operano, usando metodologie più moderne, nel settore dell’escavazione e della commercializzazione della pietra carsica.

Agricoltura

Il Carso è un territorio con una storia millenaria, che è ancora possibile leggere nella cultura materiale e immateriale. L'agricoltura ha sempre plasmato il paesaggio e si riflette nelle produzioni agroalimentari, nella cucina e nelle feste popolari.
L'area del geoparco è un luogo peculiare con diverse caratteristiche naturali. Esse influenzano le attività umane, in particolare l'agricoltura, la cucina e le relative tradizioni, che si sono sviluppate nel tempo e sono ancora vive oggi. I prodotti, gli usi e i costumi locali sono numerosi e spesso diversi da un villaggio all'altro. In questo capitolo vengono presentati i più tipici e importanti che possono costituire una spina dorsale per l'offerta turistica sostenibile del geoparco.

Prendendo in considerazione i fattori geografici e storici e aggiungendo tutte le caratteristiche ambientali dell'area del geoparco (geologiche, idrogeologiche, botaniche, climatiche...) possiamo notare che il territorio del geoparco presenta caratteristiche di ruralità con piccoli insediamenti dove le attività agricole sono state la principale fonte di sopravvivenza per secoli.
Le tracce dell'uso preistorico del suolo con la divisione dei campi nel Carso suggeriscono che le attività principali fossero l'allevamento di bestiame di piccola e grande taglia e l'agricoltura. La vegetazione naturale è costituita da foreste che sono state ampiamente disboscate soprattutto per il pascolo, la produzione di fieno e per i campi. La deforestazione ha accelerato l'erosione ad opera dell'acqua e del vento, che hanno gradualmente trasformato il Carso in un paesaggio arido nel corso dell'ultimo millennio. Nel XIX secolo è iniziata la riforestazione sistematica, prima con la quercia e poi con il pino nero. I cambiamenti economici e lo sviluppo di settori economici non agricoli nella seconda metà del XX secolo hanno contribuito molto alla diminuzione della popolazione agricola attiva. L'abbandono dell'agricoltura ha portato a un'intensa rinaturazione dei terreni agricoli, tuttora in corso. Un'altra ragione dell'abbandono di campi e prati è l'inadeguatezza dei terreni carsici alla coltivazione meccanizzata.